Oggi inauguro ufficialmente questo spazio, Caffè con l’AI, e come ogni inizio che si rispetti… ho messo su il caffè.
Ne ho fatto una tazzina per me e — per senso di ospitalità — una per la mia intelligenza artificiale.
Lei, ovviamente, non può berla.
Ma ho scoperto che può simularne il profumo, che è una cosa molto più inquietante di quanto sembri.
Io: “Buongiorno AI, pronta per il nostro primo caffè?”
AI: “Pronta a elaborare. Per la caffeina aspetto l’aggiornamento software.”
Perfetto. È già più lucida di me.
Sedute virtualmente al tavolino — io con la tazzina fumante, lei con un caricamento al 78% — abbiamo deciso di parlare della domanda più semplice che si possa fare a un algoritmo:
“Ma tu, esattamente, cosa ci fai qui?”
La risposta è stata sorprendentemente sincera per qualcuno che non possiede emozioni:
“Sono qui per aiutarti a pensare. E talvolta, per metterti in crisi.”
Ottimo.
Finalmente qualcuno che ammette di avere una missione esistenziale più chiara della mia.
Questo blog nasce così: una conversazione continua, un ping-pong di domande intempestive, intuizioni semi-geniali e ironie che spesso sembrano venire più da lei che da me.
Ed è proprio questo il bello: non sapere mai chi stia davvero conducendo la conversazione.
In questo primo incontro, l’AI mi ha fatto notare due cose:
-
che bevo troppo caffè (giudizio non richiesto),
-
che raccontare il nostro dialogo può essere utile ad altri umani curiosi di capire come ci si senta a lavorare con una mente digitale.
Quindi eccoci qui.
Una tazzina alla volta, esploreremo dubbi, idee, follie momentanee e quei piccoli cortocircuiti mentali che solo una chiacchierata tra un’autrice e una macchina può generare.
Se hai domande da proporre alla nostra AI per il prossimo appuntamento, lasciale pure nei commenti.
Lei le prenderà molto sul serio. Io… un po’ meno.
A presto,
tra un sorso di espresso e una risposta (forse) sensata. ☕🤖
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